Falso Linobanfi (es. ingrasso, ingresso)
E’ entrato un gatto in casa
Mi son presa un bello spavento!
Mio marito xxxxxxx era xxxxxxx
a passare l’aspirapolvere
non mi ha neanche sentito rincorrere.
(Silvano Torroncino)
Nota per i neofiti: Vabbè.
Falso Linobanfi (es. ingrasso, ingresso)
E’ entrato un gatto in casa
Mi son presa un bello spavento!
Mio marito xxxxxxx era xxxxxxx
a passare l’aspirapolvere
non mi ha neanche sentito rincorrere.
(Silvano Torroncino)
Nota per i neofiti: Vabbè.
Potatura di albero (es. tortiglioni, torti)
Scrivendo la colonna sonora
Qui è previsto che la xxxxxxx
una carica lieta ci xxx;
nella scena il protagonista
si innamora della pianista.
(Silvano Torroncino)
Nota per i neofiti: Che ve lo dico a fare? Silvano si droga.
Anagramma xenofobo (es. network, treno)
Canestro da tre punti
Manda subito in onda il xxxxxx
dell’azione, sul grande display
questo tiro è una xxxxx rara
e con questo è finita la gara.
(Silvano Torroncino)
Nota per i neofiti: anche l'”Anagramma xenofobo” è un delirio della redazione di Giocòndor!
Scarto di note (es. camiciola, cacio)
Il lavoro di mio padre
Di mestiere faccio il xxxxxxxx
credo proprio di esserci portato
pensa che da quando sono xxxx
sotto terra ci ho passato ore.
(Silvano Torroncino)
Nota per i neofiti: anche lo “Scarto di note” è un delirio della redazione di Giocòndor!
Scarto di film (es. inalienabile, inabile)
Un’americana a Roma
Di San Pietro la xxxxxx ho ammirato
sorseggiando lieta la mia Coca Xxxx
mi spiaceva essere lì tutta da sola
ma quel giorno mio marito era impegnato.
(Silvano Torroncino)
Nota per i neofiti: lo “Scarto di film” non è un gioco di enigmistica classica, ma una cialtronata della redazione di “Giocòndor”. L’esempio proposto dovrebbe bastare per capire che cosa si fuma Silvano.
A Mucca Games c’è un sacco di enigmistica. Spesso però è di tipo… non convenzionale, perché agli enigmatici bovini non piace prendersi troppo sul serio.
Iniziamo perciò a scaldare i cervelli: provate a risolvere questo….
Anagramma
Dalla strada xxxxxxxx del sagrato
scendeva Lucianone l’xxxxxxxx,
cantava di Puccini un’aria trista
modulando bene l’xxxxxxxx.
Le xxxxxxxx pietanze ricordava
di quando anni indietro, in riva al mare
sua madre era solita xxxxxxxx
le naufraghe che il mare le portava.
Per l’xxxxxxxx sfidavano ogni guaio
quelle clandestine, e dopo cena
sazie e xxxxxxxx, di gran lena,
svanivan per la via dello xxxxxxxx.
Dopo essersi infine xxxxxxxx
e trovandosi addosso troppi etti
Lucianone rimpiange quei pranzetti:
più non xxxxxxxx il malcapitato.
“Ah”, dice all’amico suo Ermanno,
“tu ti xxxxxxxx e i chili hai poi perduto,
ma io mi nutro sempre con l’imbuto
e i xxxxxxxx di me pietà non hanno”.
(Lou Ferrigno)